sabato 30 gennaio 2010

Eclissi


Sto meditando di uscire da facebook. Di per sé non è una grande notizia, me ne rendo conto. E' una decisione che sto prendendo in questi giorni.
Può succedere che chi mi leggeva in quel mondo non trovando più niente di me - niente di nuovo intendo, perché non accedo più da quasi dieci giorni al sito - digiti il mio nome su google e capiti qui.

Niente di personale contro questo social network in cui per più di un anno ho abitato con piacere e con grande assiduità.
Fin troppa assiduità. La stessa che temevo di adoperare all'inizio quando ero incerta se "entrare" o meno e un caro amico scrittore toscano mi aveva convinto dicendomi di considerarlo "un gioco" e che mi sarebbe servito per pubblicizzare i miei eventi.
Solo che poi ti prende un po' la mano e, soprattutto, si innesca uno strano meccanismo con le persone che conosci.
Praticamente diminuiscono i contatti "veri". Oppure non capisci quali sono veri e quali no. Distorsioni della società di oggi.

Basta che tu scrivi sulla tua "bacheca" ( la tua pagina internet) qualcosa - e tutti leggono - perché non ci sia più bisogno di un approfondimento.
In pratica ognuno spia dal buco della serratura cosa succede all'altro e non ha nemmeno bisogno di comunicarglielo.
So solo che così si creano rapporti distorti.
"Sì, ho visto che hai avuto l'influenza: c'era scritto in bacheca"
" Ho visto anche che sei guarita" ( quindi non hai nemmeno avuto bisogno di chiamarmi per sapere come stavo)
E' come se ognuno facesse sempre un comunicato stampa.
Alberto è single, non è più single, è fidanzato, ha una relazione complicata.
Sto parlando in gergo: chi "è dentro" capisce.

Come se ognuno diventasse per l'altro un personaggio da rotocalchi più che un essere umano.
Questo capita a chi ne fa un uso sbagliato, come me, ad esempio.
Un giorno ho chiamato una persona con cui ero in contatto su facebook per chiederle una cosa e mi ha risposto : " ma l'ho scritto in bacheca, non l'hai letto?".
Come se fosse stato superfluo chiamarla, parlarsi. Roba da matti.
C'è poi chi comunica in codice. L'ho fatto anch'io. Pubblica frasi sibilline che magari solo una persona capisce.
Ma caspita... ma diglielo, santo cielo. Diglielo! O scrivile una mail.

Mi sono accorta che qualcosa non andava e mi sono presa una pausa di riflessione.

Tra l'altro è anche un'ottima cartina di tornasole per verificare le tue amicizie.
Chi è presente lo è sempre. Chi è solo un ectoplasma scompare dalla tua vita.

Ho quasi 1100 "amici", ma quelli veri - caso strano - o perlomeno la maggior parte sono quelli che non sono nemmeno iscritti.

Il tutto rientra in un mio bisogno generale di autenticità e di verità.
Sono esperimenti umani che sto facendo. Ogni tanto mi piace mettere alla prova, creare una discontinuità.
Penso che solo in questi blocchi/sblocchi le cose accadano oppure si chiariscano.
Come sono strane queste poetesse vero?

Tornerò sull'argomento...

Il mio amico Ottavio Torresendi vince un importante premio a Roma

Carissimi giusynauti,
volevo segnalarvi che il mio carissimo amico Ottavio Torresendi, dei "miei" Volatori Rapidi ha vinto un premio molto importante a Roma, nientemeno, con il suo racconto "Il retro dell'autobus numero sedici".
Il premio era "Parole in corsa" e raccoglieva i racconti di tutti i vincitori dei premi indetti in settembre dalle agenzie di trasporto di vari comuni d'italia.
Tra tutti ha vinto lui e io ne sono molto felice perché è uno scrittore di talento oltre che una persona eccezionale.
E ne sono tanto felice che voglio condividere questa gioia anche qui, sul mio blog.
Complimenti Ottavio, caro amico mio!!