mercoledì 4 maggio 2011

Sto ascoltando...

Affascinata da sempre dal mito di Ulisse, tanto che ho chiamato Odisseo il protagonista del racconto a cui sono più legata, che si intitola il Divoratore di Libri, non posso non amare moltissimo queste due canzoni, che propongo ai miei "giusynauti" assecondando il mio nuovo desiderio di comunicare attraverso questo mio piccolo spazio.

Sono queste le canzoni che in questi giorni accompagnano la mia scrittura.



Nostos (da Marinai, Profeti e Balene, l'ultimo album di Vinicio Capossela)

La canzone di Vinicio (inserita in un album STREPITOSO, visionario, metafisico, biblico, altamente letterario) è incentrata sul concetto di nostalgia.
Nostos in greco significa infatti ritorno... Algos invece significa dolore.


Nè pietà di padre, nè tenerezza di figlio,
nè amore di moglie
Ma misi me per l'alto mare aperto
Oltre il recinto della ragione,
Oltre le colonne che reggono il cielo,
Fino alle isole fortunate, purgatorio
del paradiso
Nostos Nostos
Fino alle terre retro al sol e sanza
gente
Itaca ha dato il viaggio
Le sue ombre di viti nel sole e nel
miraggio
Le abbiamo portate dentro
Come una bussola
Ci ha fatto andare oltre gli incantesimi,
E i Lestrìgoni
Oltre le lusinghe dell'eterna giovinezza
Ma a ritornare ora
La troveremmo vuota di gente e piena
di sonno
Itaca ha dato il viaggio, Itaca ha
dato il viaggio,
L'hai avuta dentro, ma non ci troverai
nessuno


Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguire virtute e canoscenza
Considerate la vostra semenza,
considerate la vostra semenza,
Nostos nostos, perdere il ritorno
Batti le ali, fare da remi al volo
Ali al folle volo!
Fino alle terre retro al sol sanza
gente
Fino alle terre retro al sol e sanza
gente





Ulisse ( da Fango e Stelle - 1996 - di Enrico Ruggeri)

Il capolavoro "sconosciuto" di Enrico. Una riflessione poetica sulla libertà estrema, sui lacci da sciogliere, sull'incomprensione del "ricercatore di verita" da parte della genete comune "Chi non mi sa capire guardi la scia delle mie navi leggere...Non gridare che non sento!"


Con il passato che ho,
dopo mille battaglie e pericoli,
di niente al mondo mi pento;
nemmeno il vento è più curioso di me.

Dove mi trovo non so,
ma rimane un istante da vivere
per ricordare le porte
di tante case dove aspettano me.

Portami via;
voglia di consumare.Tienimi via.
Chi non mi sa capire guardi la scia
delle mie navi leggere.
Fammi bere al giorno che verrà
e alle carezze passeggere.

Magari un giorno verrò:
rimanere da soli è difficile.
Ma l'abitudine a correre è troppo forte;
è più veloce di me
e non si può combattere.

Andiamo incontro all'avventura
con le vele al vento;
non è rimpianto né paura ciò che sento.
Non c'è montagna né frontiera
che potrà fermare
chi corre incontro al mondo
e il mondo sa guardare.

Sono già via;
scrivo da questo mare.Sono già via.
Non si farà legare l'anima mia,
fatta di roccia più dura,
perché l'anima è un concetto senza età,
senza famiglia né bandiera.

Faremo un salto dentro al buio;
non avremo pace
perché nel centro dell'ignoto c'è una luce.
Se il cuore nasce marinaio
non potrai averlo,
perché non basta un altro cuore per tenerlo.

Portami via;
voglia di consumare.Lascia che sia.
Chi non mi sa capire guardi la scia
delle mie navi leggere.
Fammi ancora bere al giorno che verrà
e alle carezze passeggere.

Sono già via;
scrivo da questo mare.Sono già via.
Non posso scegliere una vita non mia:
sono di roccia più dura.
Non gridare che non sento.

Magari un giorno verrò:
rimanere da soli è difficile.
Ma l'abitudine a correre è troppo forte:
è come un fulmine.

Portami via;
voglia di consumare.Lascia che sia.
Chi non mi sa capire guardi la scia
delle mie navi leggere.
Fammi ancora bere al giorno che verrà
e alle carezze passeggere.

Se torno vivo non so

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