La notte scorsa ci ha lasciato Agostino, il decano dei Volatori Rapidi.
Era una roccia. Una grande penna, ironica, dissacrante, popolana e colta allo stesso tempo.
Il cantore di un'Emilia antica, non quella in doppiopetto, ma quella dei rioni popolari.
Un grande contastorie, come amava definirsi. Uno da schitarrate e non da violini
Uno che sapeva raccontare la guerra sia dalla parte dei vincitori che dei vinti. E sempre con umanità.
Il simbolo di un'Italia pultia, onesta, semplice e sincera che forse non c'è più
Per noi Volatori era soprattutto un amico e pensare di continuare senza di lui è triste e quasi inverosimile.
Agostino, stai volando più in alto di noi.
Ci mancherai tanto.
""Sono un “contastorie”, racconto vicende di altri: “fatti”, per lo più.
Sentimenti grandi e profondi (odio o amore sempiterni, ad esempio) non fanno per me, sono un superficiale; c'è poco da scavare in me, meglio non farlo, c'è il rischio ...di non trovarci niente.
Attorno ai personaggi dei miei racconti non aleggiano musiche
immortali, al massimo ci potrebbero stare le note di una canzonaccia o lo strimpellìo di una chitarra.
È il mio lettore che insiste ad attribuire reconditi e nascosti significati
alle mie chiacchierate... sono solo un “figlio di buona donna” che lo
imbroglia portandolo per mano dove voglio io, ma che poi si fa perdonare lasciandolo libero di scorrazzare come vuole lui."
(Agostino Damiani)
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