lunedì 25 aprile 2016
Premio Letterario Internazionale di Cattolica 2016
Ciao Giusynauti,
rieccomi a commentare un'altra edizione del Gran Premio Internazionale di Cattolica.
Ricordo la prima volta che ne ho parlato proprio qui: ero tra i premiati, quella volta, e il Teatro non era quello della Regina, ma lo Snaporaz. Che dire? Era la prima edizione e io non avevo mai assistito ad un premio così: uno spettacolo vero e proprio, con musica, balletti e poi tanti autori, di tanti generi diversi, con la possibilità, sul palco, di parlare delle proprie opere.
Io presentavo il mio libro "Come la luna di giorno com la luna di notte", il libro di poesie a cui sono più legata e non avrei mai creduto che il mio libro si potesse classificare in mezzo ai libri di narrativa di case editrici più importanti. E' invece la Giuria mi ha premiato, me, una perfetta sconosciuta ai loro occhi. E poi...l'anno dopo ero in giuria, con persone che sarebbero diventate care amiche: oltre a Roberto Sarra e Daniele Bartoli e alle loro famiglie, Daniela Quieti, la mia sorella maggiore della poesia, abruzzese come le mie origini, Pamela Mauro, la presentatrice, sorellina minore a cui sono affezionatissima, Hafez Haidar, il grande uomo di pace del Medio Oriente, poeta e traduttore di Gibran, candidto al Nobel per la Pace, e, con grande mio onore,, mio prefatore in "Dalle radici al cielo".
le mie amiche di Roma Maria Rizzi e Loredana D'Alfonso dell'IPLAC, e tanti altri...
Quest'anno c'è stato il lancio "nazionale" enorme del premio, che è finito anche sulle pagine di Panorama e sul sito del Tg5, oltre che in tante testate nazionali.
Sul palco si sono alternati agli scrittori grandi personaggi conosciutissimi come Cristiano Malgioglio, in un'insolita veste riflessiva e seria, premiato come autore di canzoni immortali come, ad esempio, "L'importante è finire" e "Ancora ancora ancora" di Mina. Una persona molto alla mano e lontana dal personaggio televisivo che pure vivacizza tanti show, di cui si è ricordato un talento musicale che talvolta si dimentica troppo facilmente. Qui sopra premiato da Roberto Sarra e Daniela Quieti,
E poi Enrico Beruschi, che tra l'altro conoscevo già avendo già lavorato diverse volte con mio marito Corrado Calda, attore e regista.
Siamo andati a prenderlo in stazione a Rimini e io da lontano l'ho chiamato dicendo: "Sono la Signora Calda!" E lui: "Sì... ma fossi in lei non mi farei sentire troppooooo" con la sua oooo da Ragionier Beruschi, facendomi subito ridere.
Sono stati splendidi ospiti sul palco e fuori.
Tanti i premiati, tra cui vincitrice assoluta Silvia Calamati, giornalista RAI, con "Le compagne di Bobby Sands"( Castelvecchi), un libro struggente ambientato nell'Irlanda del Nord, tra voglia di riscatto e tragedie derivanti dalla guerra civile.
Assolutamente di rilievo le opere inedite, sia in narrativa che in prosa.
Che dire, quest'anno c'era anche la categoria fumetto, con "padrone di casa" le amiche Veronica Niccolai e Maria Grazia Cucchi, speakers di Radio Bruno, cantanti e impegnate in Rai Gulp.
Tanti incontri belli con i vincitori, già dalla conferenza stampa di venerdì al mitico Kurssal di Cattolica dove con Roberto Sarra e Angelo Chiaretti, compagno di giuria e tra i più importanti esperti di Dante al mondo, abbiamo introdotto praticamente tutti i vincitori di tutte le sezioni del premio.
Da un articolo web altre informazioni sul premio
"È stato un grande successo quello della cerimonia conclusiva dell’VIII Edizione del Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica Pegasus Literary Awards, ideato e organizzato dall’Associazione Culturale Pegasus presieduta dallo scrittore Roberto Sarra. Il concorso, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Regione Emilia Romagna e dal Comune di Cattolica, ha confermato ampiamente la sua fama di Oscar della letteratura italiana e la sua notorietà internazionale. La manifestazione si è svolta nella serata di sabato 16 aprile 2016, nella splendida cornice del Teatro della Regina di Cattolica. Le opere premiate sono state di eccellente livello e tutto l’evento si è svolto all’insegna della migliore tradizione del Premio, in una sala gremita di pubblico, alla presenza di numerose autorità civili e militari, tra cui il Prefetto di Rimini S.E. Giuseppa Strano e il Vice-Sindaco di Cattolica Leo Cibelli. Si è concretizzata una significativa espressione del messaggio culturale, nella direzione dell’impegno umano, sociale e intellettuale finalizzato a valorizzare, attraverso il veicolo universale della parola scritta, i valori fondamentali della pace e dell'armonia tra i popoli. La pregevole giuria, presieduta da Giuseppe Benelli, già presidente del glorioso Premio Bancarella, ha selezionato i vincitori tra i lavori di circa 1500 autori, sia affermati che emergenti, distribuiti su 8 categorie che hanno spaziato con capacità creativa dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia al fumetto per un totale di oltre 3500 opere. Hanno partecipato alla competizione grandi marchi editoriali, tra i quali Mondadori, Bompiani, Piemme, Marsilio, Einaudi, ma anche giovani case editrici, come sottolineato dal discorso introduttivo del Dott. Sarra, che ha brillantemente condotto l’evento con Pamela Mauro, stella di Sky tv.
Nelle varie edizioni del concorso sono stati premiati illustri personaggi legati al mondo del libro, quali, tra gli altri, Magdi Allam, Leandro Castellani, Roberto Gervaso, Lucio Lami, Pier Luigi Panza, Sergio Zavoli. I superospiti premiati alla carriera in questa edizione sono stati Cristiano Malgioglio per i testi delle canzoni, Enrico Beruschi per il teatro, e il giornalista francese Patrice Gaspari, direttore editoriale della rivista francese "La voce".
Il primo premio per la narrativa edita è andato alla scrittrice e giornalista Silvia Calamati già collaboratrice di Rai news 24, premiata a Belfast con il premio Tom Cox Award, per "Le compagne di Bobby Sands" (Castelvecchi); il secondo alle gemelle Laura e Silvia Squizzato conduttrici su Rai 1 e Rai 2 per "Doppia vita il linguaggio segreto dei gemelli" (Mondadori). Il premio della critica è stato attribuito allo scrittore russo Dmitrij Danilov per "Posizione orizzontale" (Carta Canta editore), a Rita Coruzzi per "Matilde per grazia di Dio se è qualcosa" (Piemme), ad Alessia Sorgato per "Giù le mani dalle donne" opera con prefazione di Maurizio Costanzo (Mondadori), e ai giornalisti Giancarlo Colaprete e Fernando Fratarcangeli per l'opera "Tony del Monaco - un artista in punta di piedi". Il primo premio per la poesia inedita è stato conferito a Mauro Corona con "Il senso ultimo e vero del reale". Il primo premio per il romanzo inedito è andato al riminese Manuel Marchetti e il primo premio per la silloge poetica a Giuseppe Terranova di Milano: a entrambi gli autori verrà offerto un contratto di edizione.
La manifestazione è stata presentata venerdì 15 aprile 2016 nel corso di una partecipata conferenza stampa presso il Centro Congressi dell'Hotel Kursaal a Cattolica, durante la quale i tanti autori presenti hanno avuto modo di mettere in evidenza le proprie opere. La cerimonia di premiazione è stata arricchita dalle suggestive coreografie del Centro Danza di Erika Rifelli e dalle performance dell'Orchestra d’Archi Lettimi di Rimini e delle Free Beat. Gli eventi sono stati trasmessi in una diretta streaming curata da Pablo Cozzi."
Che dire... grazie a tutti e vi diamo appuntamento al prossimo anno!
domenica 10 aprile 2016
Martedì 12 aprile 2016 - Presentazione di "Dalle radici al cielo" presso l'Associazione Epikurea
Associazione Epikurea, "Le donne e la poesia"
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Dal sito di IL PIACENZA,IT
In programma mercoledì 12 aprile alle 19, presso la sede dell'Assocaione Epikurea, "Le donne e la poesia", una serata con Giusy Cafàri Panico, Scrittrice e Direttore Artistico del Piccolo Museo della Poesia, che presenterà la sua raccolta di poesie "Dalle Radici al Cielo".
Il Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, in collaborazione con l'Associazione Epikurea che promuove l'evento, ha sposato l'idea di unire un contesto socialmente impegnato nell'ascolto dei disagi e delle problematicità reali ad un momento di cultura, di condivisione di sentimenti, per questa sera espressi in forma poetica.
Giusy Cafari Panico regalerà all'interno della serata qualche lettura di poesie e poeti che negli anni hanno pregevolmente rappresentato
le donne che hanno amato.
INGRESSO LIBERO E DUE STUZZICHINI!!!
Per info contattare
Epikurea 3400694868 - epikurea@libero.it
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Potrebbe interessarti:http://www.ilpiacenza.it/eventi/donne-poesia-giusy-cafari-panico-associazione-epikurea-12-aprile-2016.html
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Dal sito di IL PIACENZA,IT
In programma mercoledì 12 aprile alle 19, presso la sede dell'Assocaione Epikurea, "Le donne e la poesia", una serata con Giusy Cafàri Panico, Scrittrice e Direttore Artistico del Piccolo Museo della Poesia, che presenterà la sua raccolta di poesie "Dalle Radici al Cielo".
Il Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, in collaborazione con l'Associazione Epikurea che promuove l'evento, ha sposato l'idea di unire un contesto socialmente impegnato nell'ascolto dei disagi e delle problematicità reali ad un momento di cultura, di condivisione di sentimenti, per questa sera espressi in forma poetica.
Giusy Cafari Panico regalerà all'interno della serata qualche lettura di poesie e poeti che negli anni hanno pregevolmente rappresentato
le donne che hanno amato.
INGRESSO LIBERO E DUE STUZZICHINI!!!
Per info contattare
Epikurea 3400694868 - epikurea@libero.it
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Ungaretti torna a Lucca con il nostro Tascapane!
Il Tascapane, scritto da me e da mio marito Corrado Calda, è approdato a Lucca, la terra d'origine di Ungaretti.
E' accaduto l'8 aprile al Teatro San Girolamo. E' stato emozionante riportare "Unga" nella sua patria.
Il grande poeta infatti pur essendo nato ad Alessandria d'Egitto era di sangue lucchese.
Qui sopra il regista, mio marito Corrado in posa scherzosa con l'uniforme di uno dei protagonisti, Roberto Aielli-
Alle mie emozioni unisco quelle dell'amica Adelaide Roscini di cui riporto l'intervento e che ringrazio per le belle parole spese!
Sono molti i valori da poter attribuire alla parola. Può persuadere, può indignare, può meravigliare.
Può essere o meno compresa, interpretata, fraintesa. Si è a lungo dibattuto, da un punto di vista filosofico e semiologico, sulla sua definizione e sul suo utilizzo. Il dibattito su di essa affonda profondissime radici, interessanti ed appassionanti. Poche volte, tuttavia, si è riflettuto invece sul valore che la parola ha nel momento in cui viene cercata, nel processo col quale viene collegata al pensiero ed al sentimento e pian piano esce e tira fuori quel che è nascosto dentro. Ciò che è celato o magari confuso fra un insieme disordinato di stati d’animo e che solo la parola, quella parola adeguata, riesce a descrivere. È interessante indagare su di essa come desiderio di mettere in forma un sentire, sull’impulso che la lascia uscire, pronunciare, scrivere. In questo senso la parola è un lusso, qualora la si legga come chiave: giacché esprimersi non vuole dire solamente usare parole. È dunque il lusso di chi ne ha facoltà, anzitutto, e di chi non pensi ad essa solo come una conchiglia vuota: bella, accattivante, musicale, ma priva di un legame col senso. La parola può esser vuota, sì, può esser strumento di divertimento e gioco. Ma nel momento in cui la definiamo lusso e prerogativa di pochi, possiamo anche individuare chi l’abbia saputa tenere come un prezioso gioiello. Pregnante, utile, efficace. Ed è chi l’ha sentita e percepita nel suo valore vitale e come strumento di salvezza. Senza alcun dubbio si tratta di molti scrittori e poeti e, certamente, di Giuseppe Ungaretti.
Può essere o meno compresa, interpretata, fraintesa. Si è a lungo dibattuto, da un punto di vista filosofico e semiologico, sulla sua definizione e sul suo utilizzo. Il dibattito su di essa affonda profondissime radici, interessanti ed appassionanti. Poche volte, tuttavia, si è riflettuto invece sul valore che la parola ha nel momento in cui viene cercata, nel processo col quale viene collegata al pensiero ed al sentimento e pian piano esce e tira fuori quel che è nascosto dentro. Ciò che è celato o magari confuso fra un insieme disordinato di stati d’animo e che solo la parola, quella parola adeguata, riesce a descrivere. È interessante indagare su di essa come desiderio di mettere in forma un sentire, sull’impulso che la lascia uscire, pronunciare, scrivere. In questo senso la parola è un lusso, qualora la si legga come chiave: giacché esprimersi non vuole dire solamente usare parole. È dunque il lusso di chi ne ha facoltà, anzitutto, e di chi non pensi ad essa solo come una conchiglia vuota: bella, accattivante, musicale, ma priva di un legame col senso. La parola può esser vuota, sì, può esser strumento di divertimento e gioco. Ma nel momento in cui la definiamo lusso e prerogativa di pochi, possiamo anche individuare chi l’abbia saputa tenere come un prezioso gioiello. Pregnante, utile, efficace. Ed è chi l’ha sentita e percepita nel suo valore vitale e come strumento di salvezza. Senza alcun dubbio si tratta di molti scrittori e poeti e, certamente, di Giuseppe Ungaretti.
Egli affermò: “Ho sempre distinto tra vocabolo e parola e credo che la distinzione sia del Leopardi. Trovare una parola significa penetrare nel buio abissale di sé, senza turbare né riuscire a conoscerne il segreto.”
È interessante vedere come questo suo intendere la parola si sia davvero fatto strada attraverso l’ opera poetica. Fondamentale è quel che scrisse in trincea, quando, da giovane interventista, durante la Prima Guerra Mondiale, percepì il bisogno di dar voce allo stato d’animo terribile in cui sentivano d’essere, lui e i suoi compagni d’avventura. Ci si rende conto dell’esigenza. In questa urgenza, in un momento in cui la morte accompagna la vita, in bilico, solo le parole scritte su pezzi di carta di fortuna e involucri di cartucce, sono state consolazione e motivo per andare avanti.
È interessante vedere come questo suo intendere la parola si sia davvero fatto strada attraverso l’ opera poetica. Fondamentale è quel che scrisse in trincea, quando, da giovane interventista, durante la Prima Guerra Mondiale, percepì il bisogno di dar voce allo stato d’animo terribile in cui sentivano d’essere, lui e i suoi compagni d’avventura. Ci si rende conto dell’esigenza. In questa urgenza, in un momento in cui la morte accompagna la vita, in bilico, solo le parole scritte su pezzi di carta di fortuna e involucri di cartucce, sono state consolazione e motivo per andare avanti.
Ad accorgersi di tale urgenza e dare supporto a questa idea di parola, è lo spettacolo teatrale che, proprio attraverso la parola, vuole ricordare, far riflettere e emanare bellezza con la storia e la poesia di Ungaretti. Ci riferiamo a “Il Tascapane”, opera teatrale scritta e diretta da Corrado Calda e Giusy Cafari Panico portata in scena lo scorso anno in occasione del centenario della Grande Guerra e, in questi giorni, al teatro di Lucca (produzione TDA -Teatro Varese). Nato dalla scelta di lasciar ascoltare e anche guardare la poesia, racconta la storia di un contadino pacifista e del giovane poeta Ungaretti, interventista, che si confrontano e condividono l’esperienza della trincea. Attraverso i loro scambi si rivive, riflettendo, il dolore e la messa in discussione delle posizioni del giovane Ungaretti, il quale si trova a cercare dentro di sé le parole adeguate a rappresentare il suo sentirsi in bilico e quasi naufrago. L’orrore della guerra.
Gli autori si sono ispirati alla confessione stessa del poeta che afferma di essere molto affezionato a due dei suoi libri, “Il Porto sepolto” e “L’Allegria”:
Gli autori si sono ispirati alla confessione stessa del poeta che afferma di essere molto affezionato a due dei suoi libri, “Il Porto sepolto” e “L’Allegria”:
“L’Allegria è un titolo ironico. La poesia è, comunque, anche nel naufragio. Ed allora era un naufragio, e forse tutta la vita umana è un costante naufragio. Quella poesia era l’allegria di quel naufragio. Cioè era una poesia di quelle tremende ore, che mi liberava, pur esprimendo la mia sofferenza e quindi di quelli che con me soffrivano in presenza e con la minaccia costante della morte”.
Guerra di logoramento. Logoramento fisico, certo, ma anche interiore. Senza aver nulla, i soldati possedevano però, al di là del pensiero, di cui potevano perdere per ovvie ragioni la lucidità, la parola. Nascosta dentro di sé, da poter lasciare su qualcosa, fuori da sé. Così il poeta Ungaretti nasconde, nel suo tascapane, queste parole, la sua poesia affidata ad oggetti e carta laceri, fino a quando l’editore Serra, decide di pubblicarle nel “Porto Sepolto”. Un insieme di brevi asciutti componimenti in grado di evocare e rendere perfettamente la tragicità del momento in cui sono stati impulsivamente scritti. E fino a quando qualcuno ha pensato di scriverci un testo teatrale da far egregiamente recitare aLivio Remuzzi, Roberto Aielli e Bianca Pugno Vanoni, accompagnati dalla voce registrata di Ungaretti stesso.
Un lavoro curato e sentito, in cui c’è la volontà da parte degli autori di dare importanza al cambiamento che una certa forma d’arte ha operato alla cultura del Novecento. E al legame che essa ha avuto con la storia.
Corrado Calda e Giusy Cafari Panico collaborano in altre belle iniziative importanti, tutte legate alla letteratura, alla poesia e all’attenzione per il sentire profondo umano. Le loro scritture e le loro rappresentazioni lasciano il costante testimone del legame tra storia e presente, tra arte e vita vissuta, tra idee ed azioni. In un impegno che purtroppo non è sempre considerato, dalle istituzioni, abbastanza nobile da avere il credito meritato. Tuttavia un impegno che accarezza e supporta le coscienze di chi pensi l’umanità non soltanto mossa da interessi di profitto e scalata sociale, ma anche indissolubilmente radicata in un sentire umano. Il Tascapane è un esempio. Come lo sono altrettanto “Preghiera Volgare” ed il laboratorio teatrale “Cecità” portato avanti da Corrado, regista dalla lunga esperienza di sensibile attore. Lo stesso vale per le poesie scritte da Giusy e per il suo impegno nel nutrire autorevolmente, anche se a piccole gocce, in piccole realtà, il desiderio di scrivere poesie, suo e di altri.
Quel che traspare dalle voci di Corrado e Giusy e dal loro modo di essere, è la bellezza di chi ha lasciato che la creatività non fosse soltanto una parte secondaria ed accessoria dell’esistenza, ma una componente fondamentale e necessaria. E questa convinzione ha permesso loro di giungere proprio a esperienze importanti dalla risonanza culturale e sociale del “Tascapane”.
Adelaide Roscini
Corrado Calda e Giusy Cafari Panico collaborano in altre belle iniziative importanti, tutte legate alla letteratura, alla poesia e all’attenzione per il sentire profondo umano. Le loro scritture e le loro rappresentazioni lasciano il costante testimone del legame tra storia e presente, tra arte e vita vissuta, tra idee ed azioni. In un impegno che purtroppo non è sempre considerato, dalle istituzioni, abbastanza nobile da avere il credito meritato. Tuttavia un impegno che accarezza e supporta le coscienze di chi pensi l’umanità non soltanto mossa da interessi di profitto e scalata sociale, ma anche indissolubilmente radicata in un sentire umano. Il Tascapane è un esempio. Come lo sono altrettanto “Preghiera Volgare” ed il laboratorio teatrale “Cecità” portato avanti da Corrado, regista dalla lunga esperienza di sensibile attore. Lo stesso vale per le poesie scritte da Giusy e per il suo impegno nel nutrire autorevolmente, anche se a piccole gocce, in piccole realtà, il desiderio di scrivere poesie, suo e di altri.
Quel che traspare dalle voci di Corrado e Giusy e dal loro modo di essere, è la bellezza di chi ha lasciato che la creatività non fosse soltanto una parte secondaria ed accessoria dell’esistenza, ma una componente fondamentale e necessaria. E questa convinzione ha permesso loro di giungere proprio a esperienze importanti dalla risonanza culturale e sociale del “Tascapane”.
Adelaide Roscini
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