domenica 10 marzo 2013

Riflessioni sull’amore. Conferenza immaginaria del Prof. E.G. Facoltà di lettere e filosofia. (da il principio di H. di GCP)

Ripubblico una mia antica riflessione sull'amore. Ritrovata dopo tanto tempo nei meandri del mio pc...

Riflessioni sull’amore. Conferenza immaginaria del Prof. E.G. Facoltà di lettere e filosofia. (da il principio di H. di GCP)

“L’amore è un’esigenza che pervade talmente l’universo che anche Dio desidera ardentemente essere amato. “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?” chiede Gesù nei Vangeli a Pietro, per ben tre volte, dopo la Resurrezione. Quando è già a fianco di Dio, quando ne è già parte, quando è già in una situazione in cui teoricamente non avrebbe più bisogno di nessuno. Tanto meno di un essere umano.
Eppure ripete questa domanda con insolita insistenza , con quel briciolo di insicurezza che rende il personaggio Gesù – sia esistito davvero, sia stato forse la miglior creazione mitologico/letteraria della storia – una figura straordinaria.
Pietro continua a ripetergli “Signore lo sai che ti voglio bene” “Lo sai che ti amo” “Lo sai che ti voglio bene con tutto il cuore!”, quasi sfinito. Alla fine è molto rattristato dall’atteggiamento di Cristo, che solo alla terza risposta affermativa gli accorda la sua predilezione e, in definitiva, il “suo” bene.
Anche Dio ha paura di non essere amato! Figuriamoci allora noi, povere formiche perse in un mondo enorme di cui abbiamo pochissime coordinate.
La preghiera, l’incenso che sale al cielo… questo è l’Amore di cui si nutrono tutte le divinità.
Un amore esclusivo, nelle religioni più diffuse, molto geloso “Non avrai altro Dio all’infuori di me”.
Perché? Perché nemmeno Dio è autosufficiente? Forse l’Amore è più grande di Dio?
E noi? Chi dice di bastare a se stessi dice la più grande menzogna del mondo.
Vuoi bene alla mamma? Vuoi bene al papà? Sono le prime domande che ci vengono rivolte.
La vita è una costante ricerca di conferme d’amore.
E chi non ne ha soffre come un cane. Perché non è obbligatorio, né scontato essere oggetto di un sentimento così forte e gratuito.
Anche Dio non ama tutti allo stesso modo. Dio o comunque quello che abbiamo descritto come Dio, espressione simbolica del nostro essere elevato all’ennesima potenza.
Nessuno infatti ha mai provato l’infelicità di Caino. Che non si sentiva amato da Dio.
Che non era obbligato a farlo.
Di Elizabeth Barrett Browing, poetessa del romanticismo inglese, sepolta a Firenze accanto all’innamoratissimo marito, qualcuno disse:
“ Per quanto fosse amata, non si sentiva mai amata abbastanza” 
Perché per alcune persone questa esigenza è più forte che in altri. Vivono nutrendosi dell’affetto altrui, della loro approvazione qualunque cosa essi facciano o dicano.
Anzi si sentono più amati quando non credono di meritarselo, altrimenti la purezza dell’affetto ricevuto non sarebbe altro che una versione del “do ut des”.
P, ad esempio, nel romanzo XXXXX, avrebbe voluto essere il peggiore degli uomini, un assassino, un approfittatore, un traditore, un manipolatore, un ladro… ed essere ugualmente amato da lei.
Questo lo avrebbe reso felice, molto più di quel tiepido affetto che la loro frequentazione aveva inevitabilmente fatto scaturire. Che lo scaldava come una sciarpetta di cotone quando fuori nevica… "[continua]


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