In attesa di separare il mio blog letterario da quello privato come di solito si fa... utilizzo questo spazio per parlare ancora un po' di me.
Sono in perenne conflitto con facebook da anni, da quando una persona cara ( con cui non sono nemmeno "amica") mi ha convinto ad entrare.
Ultimamente l'ho fatta grossa: avevo 2370 "amici", quasi uno status symbol. Uno strumento sicuramente utile per pubblicizzare le mie avventure letterarie.
Solo che mi veniva spontaneo considerarlo anche uno strumento per avere contatti "veri". Ho pensato che su più di 2000 persone ne conoscevo "dal vivo" un 10% scarso. E che ricevevo o scambiavo qualche "click" da meno della metà.
Così mi sono messa a scremare. E ne ho tolti 1500. Così facendo, per il meccanismo di questo "giochino" ( mai dimenticare che è un "giochino", per carità!) vedevo di più quello che facevano le persone che conoscevo un minimo, cosa che non mi succedeva più.
Scremando scremando però ho notato che le cose non cambiavano molto... i rapporti che si instaurano sono superficiali, finti, falsati e un po' forzati... manca l'autenticità.
L'anima, che lo sa, alla fine di questi contatti è un po' avvilita, abbattuta.
Questo nei casi in cui tra le persone in rapporto virtuale non ci sia altro, il suono di una voce, ad esempio, una stretta di mano. Guardarsi negli occhi.
Talvolta ci si sente soli e si cade in questo tranello.
"E' solo un giochino, nient'altro che un giochino".Questo mi aveva detto la persona che mi ha convinto ad entrare. Solo che a volte te ne dimentichi.
E il brutto è quando lo utilizzi per ricevere immediatamente dei feedback a quello che ti sta accadendo. Mi è successo da poco. Ero in una sala d'aspetto di un pronto soccorso e non avevo giornali, libri, nessuno con cui chiacchierare. Ed ecco, lo strumento magico, l'I-phone con cui sei in collegamento con il mondo!
Ed eccoti a spifferare i fatti tuoi al mondo intero. E a ricevere carezze virtuali, antidoti contro paturnie momentanee o croniche. Ma è solo uno schermo che si riempie di strani segni...comunicazioni brevi e inutili, divorate in continuazione da nuovi post, da nuove espressioni.
Per non parlare poi di chi si fotografa in continuazione. Mamma mia.
C'è una persona che conosco che è addirittura delirante. La immagino in continuazione mentre dice alle persone che la accompagnano: aspettate, fotografatemi mentre mangio questo spiedino... un attimo, ripetiamo il click oppure mentre fa lo stesso con chi lo accompagna. Su, mettiti in posa... click!! E manda in diretta tutte le foto... Incredibile! Delirante! E lo dico in quanto anch'io vittima di queste suggestioni, di queste tentazioni.
Quanto siamo soli, amici miei...
Se faccio il conto delle persone che considero veramente importanti per me, rifletto che il 95% non è su facebook. Ma per forza... Li vedo, o li sento, o mi mandano messaggi ( che è già meglio) o mi scrivono mail sulla mia casella di posta.
Persino i miei amici dei miei concorsi letterari, sparsi per l'Italia, li sento al telefono una volta o più alla settimana e che piacere ridere insieme, scoprire dalle loro voci le loro emozioni...
Federica, Laura, Ottavio, Doriana, il prof. Lorenzo, Elena, il mio amico ex Direttore, i miei amici della montagna, quelli che mi chiamano Lavinia...le persone a cui sono più affezionata non sono su faccialibro, come lo chiama il mio migliore amico.
E poi succese che cado nella tentazione di sbirciare, di spiare... di capire, di far agire retropensieri, oh mamma mia. Che veleno... Non è da me. Io che non apro mai i cassetti altrui, che rifuggo dalle inutili morbosità. No no no...
Sto meglio qui.
Ho bisogno di rapporti autentici.
Ultimamente ho provato a rendere meno virtuale un antico rapporto. Mi sono detta: ma che senso ha continuare a mettere dei "mi piace" e fare qualche stupido commentino a qualche canzoncina quando non si sa più nulla della vita l'uno dell'altro?
Così ho scritto una lettera, ampia, affettuosa... un invito a parlarsi, a tornare nella realtà.
Non ho ricevuto risposta e questo è indicativo...
Meglio cliccare su un videoclip oppure mettere una faccina, un emoticon... Ma siamo diventati dei videogiochi??
Se potessi mi toglierei. Come ogni tanto tento di fare, ma non ho il coraggio.
Come il personaggio mancato suicida del mio ultimo racconto.
Un suicidio virtuale...ecco cosa ci vorrebbe. L'idea mi solletica sempre molto...
Ho già provato due volte.
La prima volta mi ha "salvato" un mio amico chitarrista rock piacentino, che mi ha detto che era "a corto di money" e che se mi fossi tolta non avrebbe più potuto comunicare con me, visto che internet ce l'aveva quasi gratis mentre il telefonino per lui era una spesa.
La seconda volta è stato il mio antichissimo pen-pal Johan, l'olandese, amico lontano della mia adolescenza Ho visto spuntare la sua richiesta di amicizia proprio mentre stavo ultimando le procedure per cancellarmi.
Mi ricontattava dopo dieci anni, dopo che volevo chiamare il consolato per cercarlo, dopo il suo trasloco! Ho annullato tutto, solo per dirgli "Bentornato", per poi riperderlo, più distante di prima... Io stessa più distante di prima.
Bei tempi quelli in cui trovavo la sua calligrafia un po' con le zampe di gallina dentro la mia cassetta postale e con il mio inglese claudicante gli scrivevo a mano.
Stavolta non ci provo neppure. Mi serve. Mi faccio pubblicità.
Ho persino scritto una poesia su Facebook che ho letto alla rassegna dell'editoria abruzzese...
Ma, amici che mi leggete... se mi chiamate mi fate più piacere!
Telefonarti?!
RispondiEliminaSei diventata folle, mia cara Giusy? Vuoi seppellirti sotto qualche miliardo di parole che ti pioverebbero addosso come sabbia strappata dal Sahara? Resti comunque una ragazzina spinta dalla freschezza di sentimenti che destano stupore. La tua è una continua ricerca di anime che ti possano stare vicine per condividere questa straordinaria "passeggiata" attraverso la vita. Gli spettacoli che si osservano, come vedi, non sempre sono piacevoli.
Vale atque vale.
Lorenzo
Un amico che non vedo da tanto, che mi ha ispirato il "Divoratore di libri", persona singolare e di cultura abnorme, mi disse anni fa che ognuno di noi, a suo dire, ha un'età fissa. Lui riteneva di avere 47 anni, pur avendone di meno all'epoca.
RispondiEliminaA me attribuì per tutto il resto dei miei giorni l'età di 17 anni... quella che tuttora, secondo lui, dovrei avere.
Forse aveva proprio ragione.
Chissà quando maturerò... forse nell'Altrove, ma non ne sono neppure sicura. Si vede che lassù amano l'eterna fanciullezza in alcuni spiriti incorreggibili...
Vale atque vale, tu quoque (è giusto? Sono fuori esercizio anche se alla mia età dovrei frequentare la II liceo;-))
Giusy