mercoledì 13 giugno 2012

TERREMOTO


 La mia Emilia trema ancora.
Tutta quanta. Non avrei mai creduto che potesse capitare. L’unica certezza che ho sempre avuto nella mia vita è che da noi, così “piatti”, senza uno straccio di montagna ad abbellire il paesaggio, non ci fosse nessun pericolo di terremoto. Roba da montanari. Come i friulani o gli abruzzesi, ad esempio. O se emiliani, di confine.
Chissà cos’avrebbe detto Guareschi che amava tanto il suo Mondo Piccolo, messo in pericolo solo dal Grande Fiume, che così cantava la sua terra:

L’ambiente è un pezzo della pianura padana: e qui bisogna precisare che,
per me, il Po comincia a Piacenza.
Il fatto che da Piacenza in su sia sempre lo stesso fiume, non significa
niente: anche la Via Emilia, da Piacenza a Milano, è in fondo la stessa
strada; però la Via Emilia è quella che va da Piacenza a Rimini.
Non si può fare un paragone tra un fiume e una strada perché le strade
appartengono alla storia e i fiumi alla geografia.
E con questo?
Il piccolo mondo del Mondo piccolo non è qui però: non è in nessun posto
fisso: il paese di Mondo piccolo è un puntino nero che si muove, assieme
ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella
fettaccia di terra che sta tra il Po e l’Appennino: ma il clima è questo.
Il paesaggio è questo: e, in un paese come questo, basta fermarsi sulla
strada a guardare una casa colonica affogata in mezzo al granturco e alla
canapa, e subito nasce una storia.
Perché bisogna rendersi conto che, in quella fettaccia di terra tra il fiume
e il monte, possono succedere cose che da altre parti non succedono.
Cose che non stonano mai col paesaggio. E là tira un’aria speciale che
va bene per i vivi e per i morti, e là hanno un’anima anche i cani. Allora si
capisce meglio don Camillo, Peppone e tutta l’altra mercanzia. E non ci si
stupisce che il Cristo parli e che uno possa spaccare la zucca a un altro,
ma onestamente, però: cioè senza odio. E che due nemici si trovino, alla
fine, d’accordo nelle cose essenziali.
E se l’ombra di un morto viene a sedersi vicino a te, tu non ti spaventi e
parli tranquillo con lei.
Ecco l’aria che si respira in quella fettaccia di terra fuori mano.

La mia esperienza singola consiste solo in qualche sobbalzo, un po’ di spavento e una piccola crepa vicino alle cassette della posta del mio palazzo. Quasi nulla.
Solo la consapevolezza che non c’è nessuna certezza.  Che è presuntuoso averne.
 Ma il caso vuole che conosca tanti amici che abitano là.
Una in particolare, che abita a Cavezzo, centro disastrato dal terremoto.
La terra trema tutti i giorni più volte al giorno. Le attitvità industriali sono ferme.
La gente dorme in tenda o in camper o in roulotte.
Tuttavia già si vede in questa gente forte e laboriosa la tenacia, la forza di non interrompersi.
Per questo è importante aiutare gli imprenditori, non impedire con mille cavilli burocratici la prossima ripresa delle loro attività.
Già nei comuni fervono le attività: hanno già riaperto gli sportelli al pubblico, anche all’aperto, sono tornati tutti subito a lavorare. Anche la mia amica.
I negozianti hanno riaperto aprendo banchetti per strada.
Ci sono tanti modi per aiutarli, e li potete trovare facilmente su internet. Nessun aiuto è in competizione con l'altro!
Io ho questo contatto con Cavezzo e so con certezza che i soldi che finiscono lì sono spesi bene, perché la mia amica lavora lì. 
Per questo mi sento di ridarvi il numero di conto corrente.Banco Popolare Soc. Coop. (c/c 32456 Iban IT52J0503466720000000032456 - Codice swift BAPPIT21519) intestato a Comune di Cavezzo - Protezione Civile  

  
Un’ultima annotazione. Di una mezza emiliana (ho una nonna della provincia di Reggio Emilia)  e mezza abruzzese. Legata a tutte e due le terre. Mi hanno detto che i primi arrivare in emilia sono stati gli abruzzesi.
C’è il campo Abruzzo a Cavezzo. Ne sono orgogliosa.
Un ponte umano di grande solidarietà tra due popoli a cui  sono fiera di appartenere

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